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Set 7, 2025 Scritto da 
Angolo dell'ottimista

Stabat Mater, con muta eloquenza

1. "Stabat Mater dolorosa . . .".

"La Madre addolorata stava in piedi, piangendo presso la Croce, da cui pendeva il Figlio".

Oggi, 15 settembre, nel calendario liturgico ricorre la memoria dei dolori della Beata Vergine Maria. Essa è preceduta dalla festa dell'Esaltazione della Santa Croce, che abbiamo celebrato ieri.

Quale sconvolgente mistero è la Croce! Dopo aver a lungo meditato su di esso, San Paolo così scriveva ai cristiani della Galazia: "Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo" (Gal 6, 14).

Anche la Vergine Santissima avrebbe potuto ripetere - e con maggior verità! - queste stesse parole. Contemplando sul Calvario il Figlio morente, Ella aveva infatti capito che il "vanto" della sua maternità divina raggiungeva in quel momento il suo culmine partecipando direttamente all'opera della Redenzione. Aveva inoltre capito che ormai il dolore umano, fatto proprio dal Figlio crocifisso, acquistava un valore inestimabile.

2. Oggi, dunque, la Vergine Addolorata, ritta accanto alla Croce, con la muta eloquenza dell'esempio ci parla del significato della sofferenza nel piano divino della Redenzione.

Ella, per prima, ha saputo e voluto partecipare al mistero salvifico, "associandosi con animo materno al sacrificio di Cristo, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da Lei generata" (Lumen Gentium, 58). Intimamente arricchita da questa ineffabile esperienza, Ella s'accosta a chi soffre, lo prende per mano, lo invita a salire con Lei sul Calvario e a sostare davanti al Crocifisso.

In quel corpo martoriato c'è l'unica risposta convincente agli interrogativi che salgono imperiosi dal cuore. E con la risposta c'è anche la forza necessaria per assumere il proprio posto in quella lotta, che - come ho scritto nella Lettera Apostolica Salvifici doloris - oppone le forze del bene a quelle del male (cfr. Ioannis Pauli PP. II, Salvifici doloris, n. 27). Ed aggiungevo: "Coloro che partecipano alle sofferenze di Cristo conservano nelle proprie sofferenze una specialissima Particella dell'infinito tesoro della Redenzione del mondo, e possono condividere questo tesoro con gli altri" (Ibid.).

3. Chiediamo alla Madonna Addolorata di alimentare in noi la fermezza della fede e l'ardore della carità, per saper portare con coraggio la nostra croce quotidiana (cfr. Lc 9, 23) e così partecipare efficacemente all'opera della Redenzione.

"Fac ut ardeat cor meum . . .", "Fa' che arda il mio cuore nell'amare il Cristo Dio, per essergli gradito!". Amen!

[Papa Giovanni Paolo II, Angelus 15 settembre 1991]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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