Gesù, portato al tempio da Maria e Giuseppe, viene salutato dal vegliardo Simeone come «segno di contraddizione […] affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35).
Francesco, nel tempo in cui vive e sull’esempio di Cristo, incarna, quale araldo del Gran Re, l’essere profeta e il farsi segno di contraddizione, condizione imprescindibile per entrare nel Regno di Dio.
Segno di contraddizione perché latore di un mondo nuovo, che lascia i cascami di quello stravecchio e lontano dall’Amore disceso dal Cielo.
Le Fonti offrono parecchi esempi di questo essere germe di un nuovo modo di pensare.
Leggiamo:
“L’uomo di Dio, ferito dalle maledizioni paterne, scelse come padre un poverello disprezzato e gli disse:
«Vieni con me, e ti darò parte delle mie elemosine. Quando vedrai mio padre maledirmi, io ti dirò: Benedicimi, o padre! - E tu farai su di me il segno della croce e mi benedirai al suo posto».
Mentre il povero lo benediceva così, l’uomo di Dio diceva a suo padre:
«Non credi che il Signore possa darmi un padre che, contro le tue maledizioni, mi copra di benedizioni?».
Molti di quelli che lo schernivano, vedendolo sopportare con pazienza tutte quelle tribolazioni, erano colpiti da stupore e ammirazione” (FF 1423).
«Segno di contraddizione […] affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,34-35).
E ancora, mosso dallo Spirito, profetò a riguardo di S. Chiara e delle sue sorelle:
“C’erano anche altre persone ad aiutarlo nei restauri. Francesco, luminoso di gioia, diceva a voce alta, in francese, ai vicini e a quanti transitavano di là:
«Venite, aiutatemi in questi lavori! Sappiate che qui sorgerà un monastero di signore, e per la fama della loro santa vita, sarà glorificato in tutta la chiesa il nostro Padre celeste».
Era animato da spirito profetico, e preannunciava quello che sarebbe accaduto in realtà.
Fu appunto nel sacro luogo di San Damiano che prese felicemente avvio, ad iniziativa di Francesco, a circa sei anni dalla sua conversione l’Ordine glorioso e ammirabile delle povere donne e sacre vergini” (FF 1426).
“Molti si facevano gioco di lui, persuasi che gli avesse dato di volta il cervello; altri invece erano impietositi fino alle lacrime, vedendo quel giovane passato così rapidamente da una vita di piaceri e di capricci a una esistenza trasfigurata dall’ebbrezza dell’amore divino. Ma lui, non badando agli scherni, rendeva con fervore grazie a Dio” (FF 1421).
Si, questo bambino divenuto baldo giovane, lasciando le allegre brigate, viene trasformato dalla Grazia in quell’indiscutibile segno di contraddizione che porta alla luce la verità che alberga in ogni cuore, sulle orme di Cristo.
E, a missione compiuta, davanti ai suoi frati, facendosi porre sulla nuda terra, ricordò loro che egli si era impegnato a fare la sua parte e che il Signore li avrebbe istruiti nel fare la loro.
29 dicembre - quinto giorno fra l’Ottava di Natale (Lc 2,22-35)