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Ott 7, 2025 Scritto da 
Aforisma

Lo spirito della carne, il prezioso Patrimonio, e il mantello riscattato

Enunciando i vari Guai rivolti a farisei e dottori della Legge, Gesù sottolinea come essi lasciavano da parte giustizia e amore di Dio. 

Francesco è stato particolarmente sensibile a queste realtà umano-divine. 

Infatti, a sostegno di tutto questo, nelle Fonti ci sono straordinari passi che lo dimostrano.

Nella Regola non bollata (1221) così si esprime il Poverello:

“Lo spirito della carne […] si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità e la santità interiore dello Spirito, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini.

È di questi che il Signore dice: «In verità vi dico, hanno ricevuto la loro ricompensa».

Lo Spirito del Signore invece vuole che la carne sia mortificata […] e ricerca l’umiltà e la pazienza e la pura e semplice pace dello Spirito; e sempre desidera soprattutto il divino timore e la divina Sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (FF 48).

Questo santo amore risplende nella quotidianità di Francesco in innumerevoli episodi. 

Raccontiamo cosa avvenne a Celle di Cortona.

“Francesco aveva indosso un mantello nuovo, che i frati avevano procurato proprio per lui, quando giunse un povero, che piangeva la morte della moglie e la famiglia lasciata nella miseria.

«Ti dò questo mantello per amore di Dio - gli disse il Santo - a condizione che non lo venda a nessuno, se non te lo pagherà profumatamente».

Corsero immediatamente i frati per prendersi il mantello e impedire che fosse dato via.

Ma il povero, reso ardito dallo sguardo del Santo, si mise a difenderlo con mani ed unghie come suo.

Alla fine, i frati riscattarono il mantello ed il povero se ne andò con il prezzo ricevuto” (FF 675).

In merito alla giustizia Francesco così si esprimeva:

«Il Santo […] amava negli altri la santa semplicità, figlia della Grazia, vera sorella della sapienza, madre della giustizia […] È la semplicità che in tutte le leggi divine lascia le tortuosità delle parole, gli ornamenti e gli orpelli, come pure le ostentazioni e le curiosità a chi vuole perdersi, e cerca non la scorza ma il midollo, non il guscio ma il nòcciolo, non molte cose ma il molto, il sommo e stabile Bene» ( FF 775).

E ancora, dirigendosi verso la valle Spoletana, durante il cammino discuteva con i compagni sul modo di osservare la Regola: “sul modo in cui progredire in ogni santità e giustizia davanti a Dio, sul modo in cui santificare se stessi ed essere di esempio per gli altri” (FF 1065).

Era talmente infiammato dall’amor di Dio da fargli vibrare l’intimo come un plettro:

«Offrire, in compenso dell’elemosina, il prezioso patrimonio dell’amor di Dio - così egli affermava - è nobile prodigalità […] poiché soltanto il prezzo inapprezzabile dell’amor divino è capace di comprare il regno dei cieli. E molto si deve amare l’amore di Colui che molto ci ha amato» (FF 1161).

 

«Ma guai a voi, farisei, perché pagate la decima della menta e della ruta e di ogni erbaggio, e trascurate il giudizio e l’amore di Dio» (Lc 11,42)

 

 

Mercoledì 28.a sett. T.O.  (Lc 11,42-46)

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Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

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