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Dic 6, 2025 Scritto da 
Commento breve

Battista, Gesù, le corti: differenze di esodo

La crisi dello spirito titanico

(Mt 11,2-11)

 

«Che cosa siete usciti a contemplare nel deserto? Ma che cosa siete usciti a vedere?» (vv.7.8.9).

Il Signore vuole aiutarci a prendere coscienza profonda del tratto di strada percorso e di ciò che ancora ci sta davanti.

Non siamo già in possesso della Salvezza. C’è da riflettere sul vero Esodo ancora da fare.

Battista e Gesù non hanno mai frequentato i palazzi di corte. Questo è chiaro (v.8).

Lo spirito edonista o di domesticazione blandisce e ci attrae, ma attutisce e snerva la franchezza, la vitalità di ogni cammino.

Invece Cristo propone un altro movimento di Conversione: uno scavo ulteriore, che distingue la sua proposta anche da quella del Precursore.

«In verità vi dico, non è sorto tra i nati di donne uno più grande di Giovanni, il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (v.11).

Per un percorso di crescita autentica e finalmente matura - figli nel Figlio - è opportuno liberarsi da ogni modello di perfezione.

Adottare una via unilaterale non conduce ad alcuna fioritura, piuttosto a rattrappire le cose.

Nell’itinerario positivo (e intimo) non c’è una strada sola. La vita è varietà, mutamento, esperienza di risuscitazione.

In tale orizzonte, gli intoppi maggiori nel corrispondere alla personale Chiamata per Nome nascono proprio dalle identificazioni.

I riconoscimenti risoluti sono sempre artificiosi. Essi non ci svegliano da situazioni paludose, né lasciano che ritroviamo l’oro delle misteriose, intime, sapienti inclinazioni.

L’esistenza e le stesse persone infatti non sono bianco o nero. E il percorso della Vita nello Spirito accetta le sfumature di carattere.

Esse talora possono apparire come fossero note confusionarie, tipiche di personalità da correggere. Così s’immaginava fino a non molto tempo fa; situazione che però tendeva a impoverire e livellarci.

L’idea devota antica - che tanto ci ha condizionati - era infatti legata al primato della “coerenza” morale esterna [corrispondenza tra idee e azioni].

A questo pensiero banale Cristo sostituisce tutt’altro focus: la corrispondenza tra stati interiori e loro manifestazione.

Insomma, un «piccolo nel regno dei cieli» può anche essere un disadattato e perturbante, un eccentrico e riprovevole inquieto - che però vorrebbe crescere.

Quindi non copre le proprie lotte interne.

Non di rado i sorrisi di circostanza, i moralismi, o le stesse buone maniere, velano idee, pulsioni, abitudini opposte che in qualche modo, prima o poi, troveranno una loro strada per diventare protagoniste.

Per non parlare - anche in religione - degli atteggiamenti dirigisti, i quali appunto non si sa bene quale “doppio” nascondano.

Non sono essi la vera linearità, ordine autentico; tantomeno “disciplina”.

Il Maestro sogna che i suoi apostoli si allontanino da giudizi temerari e ideali astratti. Troppo facili. Non fanno percepire in modo nitido.

Insomma, dobbiamo sospendere i luoghi comuni sull’amore verso Dio e gli altri, così l’opinione corriva su noi stessi - nonché i pareri assorbiti.

I contrasti sono naturali.

I disagi sono il linguaggio primordiale dell’anima che ci chiama a girare lo sguardo, per attivare lo spirito verso nuovi sentieri da esplorare.

Solo in tale Esodo approderemo alla Terra Promessa, terra vergine tutta da scoprire. Da rifare ogni giorno.

Non tagliando in orizzontale le Radici, bensì partendo da esse.

 

 

[3.a Domenica Avvento (anno A) Gaudete, 14 dicembre 2025]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".