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Dic 1, 2025 Scritto da 
Commento breve

Perché Gesù parla di Gioia in riferimento all’unica pecorella?

Valore dell'unicità imperfetta

(Mt 18,12-14)

 

Gesù si guarda bene dal proporre un universalismo dettato o pianificato, come se il suo fosse un modello ideale, «allo scopo di omogeneizzare» [FT n.100].

Il tipo di Comunione che il Signore ci propone non mira a «un’uniformità unidimensionale che cerca di eliminare tutte le differenze e le tradizioni in una superficiale ricerca di unità».

Perché «il futuro non è “monocromatico” ma se ne abbiamo il coraggio è possibile guardarlo nella varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare. Quanto ha bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme in armonia e pace senza che dobbiamo essere tutti uguali!».

Nel Figlio, Dio viene rivelato non più come proprietà esclusiva, bensì Potenza d’un Amore che perdona gli emarginati e smarriti: salva e crea, liberando.

Sembra un’utopia impossibile da realizzare nel concreto (oggi della crisi globale) ma è il senso del passaggio di consegne alla Chiesa, chiamata a farsi incessante pungolo d’Infinito e fermento d’un mondo alternativo, per lo sviluppo umano integrale.

Come sottolinea ancora l’enciclica Fratelli Tutti: Gesù - nostro Motore e Motivo - «aveva un cuore aperto, che faceva propri i drammi degli altri» [n.84].

In tal guisa, attraverso una domanda assurda (formulata in modo retorico), Gesù vuole destare la coscienza dei “giusti”: c’è un lato di noi che suppone di sé, molto pericoloso perché porta all’esclusione e all’abbandono.

Invece l’Amore inesauribile cerca. E trova l’imperfetto e irrequieto.

La palude di energia stagnante che si genera accentuando i confini non fa crescere nessuno: blocca nelle solite posizioni e lascia che ciascuno si arrangi o si perda. Per disinteresse interessato - che impoverisce tutti.

Tutto ciò faceva cadere le virtù creative nella disperazione.

Invece Dio è alla ricerca di colui che vaga malfermo, facilmente si disorienta, smarrisce la strada. 

Peccatore eppure vero, quindi più disposto all’Amore genuino. Per questo motivo il Padre è alla ricerca dell’insufficiente.

La persona così limpida e spontanea - anche se debole - cela la sua parte migliore e ricchezza vocazionale proprio dietro i lati apparentemente detestabili. Forse ch’egli stesso non apprezza.

Questo il principio di Redenzione che sbalordisce e rende interessanti i nostri percorsi spesso distratti, condotti a fiuto, come “a tentativo ed errore” - nella Fede generando però autostima, credito, pienezza e gioia.

Insomma, Gesù non viene per puntare il dito sui ‘momenti no’, ma per recuperare, facendo leva sul coinvolgimento intimo.

Questo lo stile di una Chiesa dal Cuore Sacro, amabile, elevato e benedetto.

 

 

[Martedì 2.a sett. Avvento, 9 dicembre 2025]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".