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Set 9, 2025 Scritto da 
Commento breve

Un solo “personaggio”, o il Figlio dell’uomo

La cocciutaggine

(Lc 7,31-35)

 

I Vangeli si fanno largo, avanzano e liberano, facendo comprendere l’enorme differenza tra credo religioso comune, e Fede.

Ci emancipano ribaltando posizioni: chi si sentiva difeso e sicuro - o sulla cresta dell’onda [alla moda] - ora sembra non capire nulla dell’agire di Dio in noi.

Mentre si fa strada la ‘provvidenza’ del nuovo, coloro che sono legati a forme stagnanti o fantasiose cercano cocciutamente di riaggrapparsi ad esse per arginare le autenticità - che pur dilagano.

I nuovi dirigenti del popolo e i veterani si sentono smarriti, perché iniziano a misurare la vacuità della loro supponenza, la futilità del loro prestigio, l’infantile incoerenza dei loro patetici pretesti.

I bambini capricciosi reclamano sempre, quando non ottengono un posto di rilievo nei giochi, o quando altri non fanno quel che dicono loro.

 

Il Battista era un araldo eminente, chiamato alla realizzazione del piano di Dio [noto a motivo della sua figura particolare, forse più incline alla rinuncia].

Ma il preconcetto della mortificazione non andava bene: dunque, un rompiscatole da rigettare.

Il ‘Figlio dell’uomo’ era più simpatico, espressivo e accogliente; non si faceva problemi di purità [quindi pure lui era un esagerato]: da ingiuriare e condannare.

L’austero e penitente veniva giudicato al pari d’un indemoniato; il giovane Rabbi che invitava alla gioia un lassista.

Per i beccamorti della città santa Giovanni era troppo esigente, Gesù troppo largo d’idee e comportamenti.

I ragazzini viziati non si accordano neppure nel gioco, e stanno caparbiamente fermi sulle loro posizioni.

I bimbi incontentabili rifiutano ogni proposta: hanno sempre da ridire.

Il modo austero del deserto sembrava irragionevole.

Il Signore invece viveva in mezzo alla gente, accettava inviti e non cercava di apparire diverso dagli altri - ma il suo stile affabile e semplice era considerato troppo ordinario e accessibile [per un inviato da Dio].

 

«Eppure la Sapienza è stata giustificata da tutti i suoi figli» (v.35 testo greco); ossia i piccoli leggono il segno dei tempi.

I ‘figli’ riconoscono la divina Sapienza, vedono il suo disegno.

Colgono il progetto di Salvezza nella predicazione del Battista e del Cristo.

Non hanno troppo ‘controllo’ sulle cose; ne sono amici spontanei.

Sono coscienti dei limiti e dei punti di forza; apprendono perfino da posizioni subalterne, e dai lati oscuri; imparano dagli stessi timori.

Vincono l’immobilismo spirituale dei grandi esperti, criticoni d’ogni brezza di cambiamento, o troppo astratti e sofisticati.

Entrambi i quali s’installano e signoreggiano - generando un’umanità radicalmente impoverita.

Costoro sono come figure puerili e incontentabili, ma che non si alzano né smuovono: «seduti» (v.32).

Essi calpestano, violano, inceppano tutto.

 

Ovunque, gli ‘eletti’ rimangono indifferenti o indispettiti, perché sono, colgono e comprendono “una cosa sola”.

Mai chiudono il loro ‘personaggio’ per aprirne un altro, o per esplorare diversi lati di sé e del mondo. Hanno l’anima inamidata.

Invece, chi non ha il cuore chiuso sta anticipando la Venuta d’un nuovo Regno, sta cogliendo il proprio volto eterno.

 

 

[Mercoledì 24.a sett. T.O.  17 settembre 2025]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".